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  • Immagine del redattoreLa Cate

Case 21: "Un passo indietro" e il branding editoriale


Un passo indietro | il libro

Un claim: Diciassette storie. Diciassette viaggi. Diciassette vite.

Un payoff: Quando un uomo racconta la sua storia a qualcuno che lo ascolta non è più straniero.

E poi un colore senza compromessi, una grafica interrogante e la fatica di una manciata di persone davvero amiche.

Sono questi gli ingredienti di Un passo indietro, che è libro di racconti, progetto editoriale a costo (quasi) zero, spettacolo teatrale, sito web e tournée nelle scuole, nei teatri, nelle carceri.

Sì, tutto insieme.

Il case study di oggi è piccolo e gigante insieme.

Racconta la voglia di condividere il viaggio e ne svela colori e odori, incontri e scontri, lacrime e sorrisi.

Un passo indietro nasce tra i banchi di scuola e diventa molto di più: nel 2013 ho chiesto a 250 studenti di origine straniera se avessero voglia di raccontare la loro storia di migrazione. 60 di loro hanno riposto all'appello e una redazione di alunni italiani e stranieri ne ha selezionati 17.

I racconti sono diventati libro e il libro è diventato tutto il resto.

L'operazione (perfettamente riuscita se si considerano i finanziamenti della scuola pubblica) mi ha restituito la voglia perduta di "fare pubblicità", perché ne esiste una buona davvero, che salva l'etica del copywiter e lo fa sentire leggero.

Ah, dimenticavo: il libro è scaricabile gratuitamente perché, come insegna Robin Good, bisogna vivere e muoversi nella foresta di Sharewood (sì, con quella "e" in mezzo che fa subito condivisione).

Vi lascio con l'estratto di un racconto. Lei si chiama Nikoleta, oggi è una giovane donna bella e sicura di sé. Cinque anni fa mi consegnò un foglio stropicciato e macchiato, scritto fittamente. A metà della lettura mi fermai, piangendo, costretta a sedermi e a prendere fiato prima di ricominciare.

"Quella sera riuscimmo a passare. Camminammo tutta la notte per i boschi. La mia mamma era tanto stanca: io ero in braccio a lei e il braccio le si era gonfiato. Così le scivolai e battei la testa contro un sasso. Tutti si girarono a guardare mia madre che, piangendo, mi prese e mi abbracciò forte, per vedere se fossi ancora viva. Io avevo solo due anni, ma quell'abbraccio me lo ricordo bene. Ricordo bene le sue braccia stanche che mi stringono forte e le sue lacrime di dolore che mi bagnano la fronte".

Buona lettura.

Buon viaggio.

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