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  • Immagine del redattoreLa Cate

Case 24: Brandtelling? Con Microsoft non c'è storia


Non ce ne sono tante, in giro, di storie corporate memorabili, di quelle che alla fine ci credi sul serio.

Beh, se si parla di brandtelling io resto fedele al marchio Microsoft, un po' per necessità professionale (non sono una Apple addicted e passo con i prodotti del buon Bill Gates il 70% della mia giornata) e un po' per quella tenerezza che solo la faccetta di Satya Nadella sa suscitare in me.

Dal suo arrivo provvidenziale, Microsoft si è trasformata in azienda narrativa e si è pure accaparrata quel gigante di Alberto Cairo, massimo esperto di data visualization, per fare bella figura. Io dico che c'è riuscita e che continua a testa alta sulla strada dello storytelling: non di quello farlocco, no.

Perché la gente ci mette faccia e storia, insieme.

Nella piattaforma Story Labs, ideata dal nuovo chief storyteller di Microsoft, Steve Clayton, sfila una carrellata tutta imperfetta di dipendenti adorabili, clienti visionari e collaboratori geniali. E va a finire che la narrazione non ti basta, ne vuoi di più, vorresti uscire dallo spazio che il sito ti concede ed entrare nel mondo Microsoft per farne parte.

Ne ho lette parecchie, di stories, ma quella di Kyle Schwaneke resta la mia preferita: perché c'è l'antieroe, ci sono il caos e le peripezie, c'è la genialità incompresa che trova, alla fine, la giusta valorizzaione,

E poi c'è un'incipit narrativo che è già un claim perfetto: "Il conto in banca di Kyle Schwaneke si stava avvicinando allo zero".

Bisogna leggerla, la storia di Kyle: autistico, disordinato, immerso nel suo mondo, disoccupato per mesi.

Oggi è software engineer di Xbox.

Nelle fotografie selezionate per incorniciare la sua storia, Kyle è un allampanato occhialuto dalla barba piuttosto folta, con i capelli arruffati schiacciati dal cappellino supernerd della DigiPen,

Di lui scopri che convive con le sue fissazioni, che ama la programmazione e che fa origami perfetti in pochi secondi.

E tu, che leggi la sua storia, non puoi che arrivare alla fine.

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