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Immagine del redattoreLa Cate

Il cuculo e l'apparenza ingannevole


Annamaria Testa a me piace sempre, qualunque cosa scriva e ovunque decida di pubblicarla. Le rubo tutto, anche senza rendermene conto.

Questo però è stato un vero colpo di fulmine: quando ho letto l’esercizio numero 2 del suo libro Minuti scritti ho deciso che avrebbe aperto il mio corso di Personal Branding alle superiori.

Ha funzionato.

Lo riassumo: si mostra un’immagine in cui campeggia un nido: al suo interno un uccello nutre un altro uccello, mentre un terzo li osserva.

Girovagando nel web ho trovato un'immagine simile, più nitida rispetto all'originale. Questa:

Bene,

Si chiede di descrivere l’immagine in 8-10 minuti.

In genere le restituzioni dei ragazzi sono testi melensi sull’amore di una madre che nutre il cucciolo e blablabla.

Il coup de théâtre, però, è la lettura finale dell’immagine che fa la Testa:

"Il piccolo nel nido è un cuculo. Un brutto uccellaccio parassita e carogna fin da quando esce dall'uovo che la zoccola di sua madre ha deposto, inosservata, in un nido di altri uccelli. Fa la stessa cosa in 15-20 nidi.

Quando nasce, e nasce in fretta, il piccolo del cuculo si sbarazza delle altre, legittime uova e dei piccoli già nati, schiacciandoli o facendoli cadere dal nido. Inganna i genitori adottivi e si fa nutrire da loro, che appartengono a specie più minute, poiché nella gola ha un pattern ipnotico che li obbliga a portare cibo e ancora cibo. E poiché tutto questo è superiore alle loro forze, succede perfino che i poveretti muoiano dallo sfinimento.

Altro che allegro quadretto familiare".

💣 Boom!

L’esercizio è spiazzante.

Il nido, il cucciolo, la madre: una triade perfetta per la nostra mente. E invece no.

Perché questo esercizio? Perché solo un osservatore critico ha la speranza di diventare un promotore intelligente.

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