Qualche tempo fa la mia amica Vale ha condiviso su Facebook uno di quei post insoliti e imperdibili che sforna la redazione di Studio, il magazine trimestrale eccetera eccetera che sia lei sia io seguiamo da un tot.
La faccio breve perché chissenefrega dei preamboli. Emily Temple, una che di mestiere fa la senior editor del blog Literary Hub, ha sancito che questo è il miglior incipit della storia:
«Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott’anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l’anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l’Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli altri membri della famiglia sono tutti morti.»
Il libro si intitola "Abbiamo sempre vissuto nel castello" e a scriverlo, nel 1962, è Shirley Jackson, faccia da secchiona e spirito fragile, tossicomane, depressa, agorafobica.
Non stiamo parlando di un capolavoro che non può mancare nelle nostre billy dell'Ikea ma l'incipit mi colpisce davvero perché sembra la summa delle mie prime lezioni di copywriting.
Dentro c'è la dicotomia tra chi si è e chi si vorrebbe essere, tra l'odio e l'amore, la potenza e l'atto.
Dentro ci sono almeno 5 lezioni di Insegnare Branding e non posso che gongolare.
Le ripropongo qui per te che hai voglia di qualche regola sulla scrittura efficace per il personal branding:
🐰 prima dovresti capire perché è importante riscoprire l'autobiografia
🐰 poi potresti divertirti a buttare giù un testo destrutturato
🐰 ti consiglio di iniziare a usare l'elenco come modalità di scrittura breve
🐰 a questo punto ti suggerisco di scrivere tre liste: che cosa ami, che cosa odi, in che cosa credi
🐰 e finalmente potresti ammettere che ci sono piccole cose di cui ti vergogni
📝 L'esercizio? Facile: scegli alcuni estratti dei tuoi testi e scrivi l'incipit definitivo della tua autobiografia.
Buona scrittura.
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