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Gaza Cola e il potere del micro-branding

  • Immagine del redattore: La Cate
    La Cate
  • 7 mag
  • Tempo di lettura: 2 min



Dal cuore di Londra una lattina rosso ciliegia con le strisce della bandiera palestinese e la scritta "Gaza Cola" in calligrafia araba sta facendo il giro del mondo ed è approdata in Italia (si può ordinare qui).


Un sorso di resistenza

Gaza Cola non è solo una bibita ma un messaggio in lattina. Ideata da Osama Qashoo, attivista palestinese fondatore del Free Gaza Movement, questa cola è nata con l'obiettivo di boicottare le aziende che, secondo Qashoo, sostengono e alimentano l'esercito israeliano. 


Design e identità

"Volevo trovare un gusto senza sensi di colpa. Il vero gusto della libertà", dice Qashoo, sapendo di piazzare un paio di payoff di grande valenza emotiva. 

La lattina di Gaza Cola è un manifesto visivo: i colori della bandiera palestinese, motivi della kefiah e una calligrafia che richiama il noto marchio di cola (di cui non facciamo il nome perchè ci piace un sacco questa cosa di Davide contro Golia). 

Ogni elemento è stato scelto per comunicare un messaggio chiaro e diretto, senza compromessi. 

 

Campagna pubblicitaria: un messaggio che attraversa le strade

La promozione di Gaza Cola ha preso vita nelle strade di Londra, con Qashoo che distribuisce lattine e volantini nel quartiere di Holborn. 

I social e il rinnovato senso di partecipazione che nelle ultime settimane sembra aver svegliato le coscienze dei social media addicts, hanno fatto il resto.

E così quella lattina tutta grafica e cuore è diventata un veicolo di consapevolezza e solidarietà

Perché Gaza Cola non è solo una bevanda: è un'esperienza, un atto di solidarietà, un messaggio di resistenza e di resilienza.


Un ottimo case study per l'etica del copy.



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