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Brand (identity) 17: da consumer a peopleing


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Nel 1980 il futurologo Alvin Toffler coniava il termine prosumer, dicendo al mondo che il destino delle imprese sarebbe stato quello di condividere con 'consumatori' sempre più 'produttori' la creazione di prodotti e servizi.

Lo capì in modo traumatico Coca-Cola.

Nel 1985, per contrastare la crescita di Pepsi che si era giocata la carta Micheal Jackson, si inventò una cola nuovissima, super anni '80, con un packaging rinnovato e un nome dal successo garantito: la New Coke.

La disfatta arrivò inesorabile dopo 79 giorni di passione: picchetti per le strade, migliaia di telefonate da consumatori inorriditi e lo slogan "save the coke" sancirono la morte del restyling.

Chissenefregava della guerra fredda che stava armando ogni angolo del pianeta: agli invasati del purismo cocacoliano interessava rivendicare il loro ruolo di prosumer. E ci riuscirono.

Da allora mai più Coca-Cola si è sognata di modificare il suo marchio o il suo prodotto di punta.

Il ruolo dei molteplici pubblici di un brand è diventato negli anni sempre più complesso e oggi sembra non avere più senso targettizzare per fasce d'età o interessi.

Oggi si deve conversare con i consumatori, ci si deve chiedere in che stato d'animo siano quando si avvicinano a un brand, quali siano i loro bisogni e quali i loro desideri: non si parla più di target ma di peopleing, l'insieme delle identità di user e follower esperti, che vogliono non solo prodotti ma cultura, confronto, condivisione.

Tre esempi su tutti (ma ormai spuntano come funghi, divertitevi a cercarli):

Lego Ideas. pilastro della rinascita di Lego: la piattaforma in cui gli utenti propongono nuovi modelli Lego e viene prodotto il più votato, con il premio dell*1% delle revenue.

Starbucks Ideas, in cui gli utenti propongono le idee più disparate, dalla creazione di nuovi prodotti a nuove modalità di comunicazione a nuovi packaging.

MuseWeb Fundation ha creato un paio di mostre partendo dai contributi delle comunità locali attraverso un call-to-action. Un esempio di co-costruzione culturale che tante realtà museali dovrebbero abbracciare.


Ma allora... qual è il tuo peopleing?

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