Albe Steiner, seconda parte.
Quando mi fisso su un personaggio va a finire che divoro qualunque cosa lo riguardi: libri, articoli, immagini.
Divento bulimica di notizie, insomma.
Oggi mi sono imbattuta in una sua valutazione dello stemma italiano:
"Chi ha disegnato quel simbolo certamente non ha fatto la Resistenza, certamente non si è preoccupato del significato della Repubblica italiana, ha fatto una cosa così, di compromesso, ci ha messo le bacche di alloro, ci ha messo l'ingranaggio che è di per sé uno strumento antielettronico, antimoderno, destinato a finire nel breve giro di tempo, e non si è preoccupato di niente, e abbiamo lì uno stemma al quale in fondo non siamo assolutamente disposti a sacrificare la vita".
Ora vediamo come descrive l'emblema chi lo ha prodotto, tale Paolo Paschetto, fortunato vincitore del concorso lanciato dalla Costituente nel 1948 (ho trovato in giro i bozzetti scartati: direi che, ahimè, ci è andata quasi di lusso): "L'ulivo è il simbolo di pace; la quercia, di vigore; la ruota, di lavoro e di progresso. L'Italia, raffigurata dalla stella, rinasce al suo nuovo destino nella pace operosa e nelle feconde attività".
E se è ai posteri che viene consegnata l'ardua sentenza, beh, povero è lo stemma e povera la sua spiegazione.
Tant'è. Questo abbiamo e questo ci teniamo.
Però, dato che qui ci piace fare esercizi di roba grafica, proviamo a cimentarci con questo: vai qui e tenta la sostituzione progressiva degli elementi del logo attuale.
Ricorda il monito di Albe: tieni in mente i valori e le fatiche di chi, l'Italia, l'ha prima immaginata e poi costruita, da Garibaldi a Mazzini, da Mameli a Cavour, fino a tutti i partigiani che hanno liberato il nostro paese dalla spazzatura fascista. Crea un emblema per il quale valga la pena sacrificare la vita, perché la Storia si ripete, sempre e inesorabile.
Insomma, cerca i simboli del sogno italiano e trasformali in logo.
Buon lavoro!
Comments