Ho imparato che quando fai un corso come il mio, sulla promozione online, e i tuoi utenti sono giovanissimi, devi prenderti il tempo per qualche premessa.
Questa, quindi, è la seconda menata sul web.
Per fortuna qui si "scrive breve".
La questione dell’identità online è faccenda complessa: vorrei che i ragazzi scegliessero consapevolmente quale "abito" mettersi quando entrano in rete. In realtà dovremmo farlo tutti.
Per Aristotele l’abito è un atteggiamento che assumiamo in modo consapevole.
Ma più agiamo comportamenti consapevoli, più questi si fanno inconsapevoli: smettono di essere “abiti” e diventano “abitudini”.
È così che costruiamo la nostra identità sociale: a colpi di abitudini.
L’educazione è costruzione di abitudini. Basta fare un po’ di esercizio e il gioco è fatto.
Se mi esercito alla lettura sarò un lettore.
Se mi esercito alla lettura critica sarò un buon lettore.
Ma se l’esercizio mi fa diventare qualcuno-che-prima-non-ero, allora magari posso anche imparare-a-essere.
Posso imparare a essere divertente, buono, tollerante, curioso.
Ecco: mi piace pensare che la scuola sia ancora il posto migliore per imparare-a-essere.
Perché resta un ambiente protetto.
Il web, invece, espone, mica protegge.
Eppure educa, più di quanto siamo disposti ad ammettere.
I prof-digitali-come-me forse dovrebbero ricordarselo, tra un'app e l'altra.
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