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Brand 01: Personal Branding for dummies



Pantone Cactus Flower

[caratteri: 1693 | tempo di lettura: 1',28"]

Una premessa: fare personal branding vuol dire vendere qualcosa a qualcuno.

Che questo "qualcosa" sia un gelato o una qualità professionale e che quel "qualcuno" sia un consumatore occasionale o un recruiter privo di scrupoli, beh, per chi fa personal branding non deve rappresentare un problema.

Nel mondo della comunicazione globale e della distrazione telematica, farsi conoscere e apprezzare (insomma, farsi "comprare") per ciò che si è, può diventare difficile. Oppure facilissimo, basta saper usare i mezzi di comunicazione.

Jeff Bezos [= il signor Amazon] dice che il tuo brand è "quello che la gente dice di te quando esci dalla stanza".

Dipende da come te la sei giocata, insomma, in quella stanza.

E allora il personal brander aiuta le persone e le aziende a raccontare storie che la gente abbia voglia di ascoltare.

E lo fa mettendo in campo strategie e piani d'azione puntuali e mirati.

Mica pizza e fichi.

Vediamo un paio di esempi...

  1. Che cosa fa il Personal Brander per un tizio in cerca di lavoro? Lo aiuta a scegliere che cosa raccontare di sé, a valorizzare i suoi punti di forza, a identificare skills e soft skills e a comunicarle in modo efficace, soprattutto online. ​

  2. Che cosa fa il Personal Brander per un negozio o un'azienda? Garantisce e monitora la sua presenza online; migliora la sua visibilità e la sua business online reputation; trova soluzioni nuove per comunicare il brand. Cerca le parole giuste (ne basta una, per posizionarsi); usa i canali social con piani editoriali consapevoli. E magari sa anche mettere in piedi un sito web.

Bene, la premessa è fatta.

Siamo pronti per sciogliere, passo dopo passo, l'interminabile e intricata matassa del branding.

Alla prossima.

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