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Web 03: cittadinanza digitale (in)consapevole


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Premessa: questo è il terzo e ultimo pippone sull'esposizione mediatica, dopo aver tirato in ballo il datismo e Aristotele..

Annamaria Testa reinterpreta un articolo del New Yorker sulle identità digitali e ci ricorda che il web è fonte di continui “aggiustamenti identitari”: scriviamo per compiacere, procediamo a piccoli passi mediatici, giudichiamo e siamo giudicati, facciamo compagnia agli internauti e ci sentiamo meno soli.

Siamo infaticabili manutentori della nostra identità virtuale: stiamo lì ad aggiustare il tiro dei nostri comportamenti online perché in 7 secondi (la soglia di attenzione sul web) ci giochiamo il nostro like quotidiano.

Siamo sempre più parte di un gruppo: affidiamo alla rete i nostri interessi e li condividiamo con persone che sentiamo vicine senza conoscerle.

È la velocità a fregarci.

Il web è rapido e ci richiede scelte rapide.

Per questo dobbiamo sapere, prima di entrarci, quale abito identitario indosseremo una volta dentro.

Chi saremo disposti a essere nel web e che cosa accetteremo di condividere?

Vorrei tanto che i miei ragazzi difendessero i loro spazi bianchi, i luoghi riposti del sé, ai quali nessuno dovrebbe avere accesso.

E se non si vuole riflettere sulla cittadinanza nel web, forse si farebbe meglio a starne fuori.

📝 L'esercitazione: Sarebbe utile intavolare una riflessione collettiva in cui ognuno cerchi di rispondere alla domanda "che cosa condividi di te stesso sul web?". Chiedere di verbalizzare un comportamento acquisito consente di comprenderlo e di prenderne atto.

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