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  • Immagine del redattoreLa Cate

Web 09: Steller sì, Steller no


[caratteri: 1702 | tempo di lettura: 1'31"]

Il claim fa centro: "Everyone has a story to tell".

Poi la call to action: "Tell yours with photos, videos, and text".

E noi, che siamo fatti di storytelling, possiamo non parlare di Steller, un'app che ti fa raccontare la tua storia usando quello che vuoi?

Vuoi scrivere? Preso.

Vuoi metterci qualche foto ogni tanto? Accontentato.

E se ti scappa il video? Nessun problema.

Il risultato? Una raccolta multimediale tutta da sfogliare.

Estetica minimal, facilità d'uso e archivio diviso per categorie fanno di Steller una di quelle isole felici del web a cui uno prima o poi finisce per attraccare.

Di sicuro sta roba di sfogliare i video è splendida e originale.

Ma...?

Ma serve che si impari a usarlo, questo Steller, perché un'accozzaglia di immagini e video non è un racconto.

E raccontare è una cosa seria.

Però non è che la polemica, qui, abbia molto senso: demonizzare uno strumento perché chi lo usa non produce dei capolavori è roba che sa di vecchio.

A noi interessa fare cose belle, raccontare e raccontarci.

📝 L'esercizio: apri (da pc) o scarica (da mobile) Steller ed esploralo (magari partendo dalla raccolta dei Best of 2017 oppure dagli Editor's picks, o digitando un colore nel motore di ricerca). Dedica una mezzora all'esplorazione e sfoglia le storie.

Non per tutte ne varrà la pena.

Ma all'improvviso ne capiterà una che ti costringerà a fermarti. E a pensare. Come questa.

Bene, quando sei pronto, e se ne hai voglia, fatti un giro anche tu nell'editor. Inizia a fare una cosa piccola.

Mantieni un filo conduttore (chessò, un tema, un colore, una ricetta,...), qualcosa di semplice.

Copia pure dagli altri, all'inizio.

Perché, lo abbiamo già scritto, per creare bisogna prima imparare a copiare!

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